BARCELONA_2019
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Immagina di trovarsi nel cuore pulsante dell'Alta Val di Non, un luogo dove la natura e la storia si intrecciano in un abbraccio suggestivo, e dove un gruppo di artisti si è immerso in un'avventura creativa che ha toccato le corde più profonde della memoria e dell’identità.
Beppe Bettani ha offerto una traduzione appassionata e personale della storia di Luigi Borzaga, padre del regista Frank Borzage, un monologo che ha ridato vita alla storia di una famiglia nonesa, quasi un ponte tra passato e presente.
Manuel Canelles ha messo in discussione il mito della coltivazione della mela, esplorando una tradizione apparentemente idilliaca. Le sue immagini hanno catturato la tensione tra la bellezza e l'aggressività della coltivazione, ponendo l'albero al centro dei riflettori. Il tessuto, utilizzato per proteggere le coltivazioni, può diventare un elemento ambiguo e infestante. E si accinge ad occupare, gradualmente, anche porzioni della Val di Non fino a questo momento non ancora attaccate.
Angela Giassi ha trasformato il suo corpo in uno strumento di esplorazione linguistica del territorio. La sua performance è diventata un viaggio intimo attraverso presenza, parole e gestualità, rivelando come il linguaggio e il movimento possono essere manifestazioni potenti della memoria e dell’identità.
Barbara Lalle e Marco Marassi hanno lavorato in simbiosi per svelare le storie personali degli abitanti del luogo. Lalle ha ascoltato con attenzione e trasformato le testimonianze e le confidenze degli abitanti in testi musicali che, grazie all'ausilio dell'AI sono state tradotte in canzoni personali. Marassi, con il mezzo fotografico, ha catturato ritratti intensi e rivelatori, cristallizzando immagini che attivano un transito di comunicazione tra simbolo e vita quotidiana.
INCONTROLUCE RESIEnCY, realizzata grazie alla collaborazione con il comune di Borgo d'Anaunia e il comune di Ronzone nell'Alta Val di Non, ha offerto un palcoscenico straordinario per un’indagine interdisciplinare. Dagli interni delle case e dei luogi di incontro ai paesaggi naturali che sembravano ascoltare ogni sussurro, il progetto ha permesso agli artisti di esplorare i confini della memoria e dell’esistenza, sfumature che hanno guidato l’intero percorso creativo.
Durante la settimana di ricerca, i partecipanti hanno tessuto insieme linguaggi espressivi diversi, raccogliendo storie e confidenze, trasformando ogni incontro in un’occasione per riflettere sulle infinite possibilità di percezione e rappresentazione della memoria. La conclusione della residenza, con una restituzione aperta al pubblico, è stata un momento di riflessione profonda e condivisa. Gli abitanti sono stati invitati a esplorare come la memoria può essere interpretata e rappresentata, a confrontarsi con i limiti e le potenzialità della memoria collettiva e personale, e a scoprire le ricchezze nascoste nelle pieghe del tempo e dell’esperienza umana.
È stata una settimana di scoperta e trasformazione, un’immersione totale in un dialogo tra arte e memoria che ha lasciato un’impronta indelebile nei cuori di tutti coloro che hanno partecipato, un invito a guardare dentro se stessi e al di fuori, verso un mondo di ricordi condivisi e possibilità future.
Ecco qualche sintesi del nostro racconto.