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Lucia Andergassen_Lettura

To unite the performances of the artists of INCONTROLUCE RESIDENCy 2024 even more closely to the territory, the poem by Pieder Tomas Sciaramuza (Cles 1818-1883) Adio alla Valdinon was chosen, inserted in a small picture displayed at the Ronzone Museums, which also contains, among others, the photo of Fiorello Recla, brother of Irene, the non-biological mother who lovingly raised me.

After several attempts to find a male voice that could recite it in the period Noneso dialect, I thought of doing it myself.

I thought of the figure of Luigi Borzaga's mother, who goes to say goodbye to her son as he leaves for ‘la Merica’, in his festive dress, to make him a gift of his father's hat, as a reminder of family ties and the Noneso land, and as a link between Angela Giassi's performance and Beppe Bettani's monologue.

The diary of his son Gigioti, Luigi's diminutive and nickname, contains the poem, which recalls the beauty of the valley, but also the consideration enjoyed by the Nonese and the heartbreak of having to leave it, to seek work and a new life elsewhere.


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Per unire ancor più le performance degli artisti di INCONTROLUCE RESIDENCy 2024 al territorio, è stata scelta la poesìa di Pieder Tomas Sciaramuza (Cles 1818-1883) Adio alla Valdinon, inserita in un quadretto esposto presso i Musei di Ronzone, che contiene tra gli altri anche la foto di Fiorello Recla, fratello di Irene, la madre non biologica che mi ha amorevolmente cresciuta.

Dopo fari tentativi di trovate una voce maschile che potesse recitarla in dialetto noneso d'epoca, ho pensato di farlo io.

Ho pensato alla figura della madre di Luigi Borzaga, che va a salutare il figlio in partenza per "la Merica", con il vestito della festa, per fargli dono del cappello del padre, come ricordo dei legami famigliari e della terra nonesa e come tratta di congiunzione tra la performance di Angela Giassi e il monologo di Beppe Bettani.

Nel diario del figlio Gigioti, diminutivo e vezzeggiativo di Luigi, è cintenuta appunto la poesia, che richiama le bellezze della valle, ma anche la considerazione della quale godevano i nonesi e lo struggimento di doverla lasciare, per cercare lavoro e una vita nuova altrove.


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